“Risiede il castello di Prata sulla sommità di una collina alta metri 570 e posta a capo di un’amena e vasta prateria dalla quale facilmente il suo nome derivò. A mezzogiorno, un monte più elevato del castello, lo ripara in buona parte dallo scirocco e a settentrione altri monti maggiormente elevati lo sovrastano e gli impediscono il rigore dei freddi”
Così Antonio Pecci, storico senese del Settecento, descriveva lo sperone roccioso su cui sorge Prata. L’atto del 1155 con il quale Federico Barbarossa rinnovava il privilegio ad un nobile locale è da considerare il primo documento riguardante il castello di Prata. Signori del castello erano i conti di Prata, ghibellini, imparentati con i conti Alberti di Monterotondo e legati da vincoli feudali al Vescovo di Massa. A partire dalla prima metà del XIII secolo ebbe inizio la sottomissione a Siena; alla fine del Quattrocento l’intero territorio venne ceduto allo Spedale di Santa Maria della Scala che vi realizzò un’azienda orientata prevalentemente all’allevamento del bestiame. Il castello fu di proprietà dello Spedale fino al XVIII secolo, quando Pietro Leopoldo di Lorena rilevò l’intero complesso. Nel punto più alto del colle si erge il cassero, ormai di difficile lettura, adibito ad abitazione, con apertura ad arco a conci di pietra squadrati; nei pressi è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, documentata dal XIII secolo, ma completamente modificata alla fine del Settecento; sull’altare centrale è collocato un dipinto del 1680 di ignoto autore, raffigurante la Madonna delle Grazie o del Canale a cui la popolazione è particolarmente devota.
La Festa della Madonna del Canale cade la terza domenica di Settembre ed il lunedì di Pentecoste, ma la celebrazione solenne è triennale: il dipinto viene portato in processione fino al canale della FonteVecchia, dove secondo un’antica leggenda, la Madonna sarebbe apparsa ad alcuni pastori.
In posizione decentrata, fuori dalla cerchia delle antiche mura, probabilmente sul luogo di una chiesa più antica dedicata a San Sebastiano, sorge la Chiesina della Misericordia, in stile neoclassico, realizzata nel XIX secolo.
Prata è stata denominata anche “il Borgo della Pia di Dante” perché secondo alcuni storici la Pia dantesca potrebbe essere stata la Pia di Ranuccio di Filippo Malavolti, divenuta Signora di Prata dopo il suo matrimonio con Tollo da Prata nel 1282 e scomparsa dopo l’uccisione del marito sul sagrato della Chiesa del Borgo il 30 settembre 1285.