ORARIO APERTURA
Tutti i giorno con orario continuato dalle 8 alle 18 (in inverno fino alle 17:00)
Domenica dalle 8:00 alle 19:00
S. MESSA
dal Lunedi al Sabato ore 9. Domenica e festivi ore 11 e ore 18.
Gli orari sopra indicati potrebbero subire delle variazioni. Si consiglia di consultare sempre la pagina della Diocesi di Massa Marittima e Piombino
Entriamo nella Cattedrale di San Cerbone, che i massetani chiamano familiarmente Duomo, attraverso un’imponente scalinata che rende l’edificio davvero maestoso. La costruzione fu iniziata a partire dall’XI° sec. e costituisce un notevole esempio di architettura romanico-gotica. Grandi artisti hanno partecipato con le loro opere alla sua realizzazione: Giovanni Pisano, Goro di Gregorio, Segna di Bonaventura, Giroldo da Como e Duccio da Boninsegna.
Dopo dieci anni di restauri, è ritornato visibile l’interno della cupola, che ha riservato una magnifica sorpresa. Oggi possiamo stabilire che la cupola appartiene alla prima edificazione dell’edificio romanico e a ciò si devono le pitture del motivo a simulazione architettonica, gli affreschi con i simboli dei 4 Evangelisti e le storie di San Cerbone. L’autore di tale opera è stato identificato in un pittore pisano: Enrico di Tedice.
L’edificio dunque sovrasta la Piazza Garibaldi dall’alto di un’imponente scalinata, i cui gradini si fanno molto ripidi sul lato destro. Già a primo occhio si può notare che l’edificio ha subìto numerosi rifacimenti e modifiche nel corso dei secoli, raggiungendo il suo aspetto finale agli inizi del XIV secolo. Anche per questo motivo, alcuni elementi scultorei della Cattedrale sono stati sostituiti e oggi conservati nel Museo di San Pietro all’Orto.
La facciata è in stile pisano del XI-XII secolo e il portale che vi si apre è sormontato da un architrave con un bassorilievo che rappresenta alcune scene della vita di San Cerbone, vescovo di Vetulonia e patrono di Massa Marittima. La facciata, divisa su più livelli, è ricca di colonne, archetti e statue del celebre scultore Giovanni Pisano.
L’abside fu ampliata e modificata dal 1287 in stile gotico con elementi romanici, probabilmente sempre da Giovanni Pisano. Anche il campanile in stile romanico-lombardo, di epoca tra il XII e XIII secolo, fu ampiamente restaurato e la parte superiore fu quasi totalmente rifatta.
All’interno, la Cattedrale si divide in tre navate separate da colonne di travertino, alle cui sommità spiccano dei capitelli che ancora una volta ricordano lo stile di Giovanni Pisano. Qui è possibile ammirare numerosi dipinti e capolavori scultorei. Degna di nota è la marmorea Arca di San Cerbone di Goro di Gregorio (1324), uno dei massimi capolavori della scultura gotica italiana, dove vengono rappresentate alcune scene della vita del Santo ed i miracoli da lui compiuti. Altra opera da citare è La Fonte Battesimale in travertino di Giroldo da Como (1267), su cui fu posto nel 1447 un tabernacolo marmoreo. La Maestà della scuola senese di Duccio di Buoninsegna (1316), la Croce dipinta di Segna di Bonaventura e la Crocifissione di Ambrogio Lorenzetti sono solo alcune delle altre opere che si possono ammirare lungo le pareti della Cattedrale.
La Cattedrale fu insignita nel 1975 da Papa Paolo VI del titolo di Basilica pontificia minore.
Una curiosità: l’insolita posizione trasversale della cattedrale rispetto alla piazza fece sì che l’architetto, al momento della costruzione, decidesse di disporre i colonnoni della facciata in modo che non fossero equidistanti tra loro. Chi non lo sa probabilmente non se ne accorgerebbe neppure, giacché si tratta di un gioco di prospettiva molto ben riuscito.
L’altare di Ivan Theimer nella Cattedrale di Massa Marittima
In ogni edificio sacro l’altare è il centro e assume nella visione d’insieme e nella celebrazione una rilevanza particolare. L’altare deve essere unico, perchè è il simbolo di Cristo, e deve essere in pietra, a ricordare Cristo, la “Pietra” sulla quale la Chiesa è costruita. Ivan Theimer è un artista che nasce in Moravia. Poco più che ventenne lascia la Cecoslovacchia e si trasferisce in Francia dove completa i suoi studi artistici. Attualmente vive a Parigi, ma è frequentemente in Italia, a Pietrasanta dove si trovano gli artigiani fonditori e marmisti con cui lavora.
Nel Duomo di Massa Marittima l’artista trovandosi ad operare nello spazio ridotto del Presbiterio, ha dovuto scegliere dimensioni, materiali e collocazione, dialogando con l’antico. I materiali usati sono travertino e bronzo per non entrare in conflitto con i marmi usati per costruire l’altare seicentesco che fa da sfondo. La pietra usata è un travertino cavernoso tratto dalla stessa cava vicino a Massa Marittima da cui fu estratto il materiale di costruzione della cattedrale. E’ una pietra di oltre 5 milioni di anni. La tradizione del “sacrificio” offerto sulla pietra della propria terra è qui ricordata nell’altare, la cui pietra è ornata di lapislazzuli, piccole pietre preziose e graniti provenienti da Israele e dall’Egitto, nonchè da piccoli testi, riprodotti al laser, di codici e papiri. Nella tradizione cristiana al sacrificio di Gesù si unisce il sacrificio dei santi e dei martiri. Le reliquie dei santi e dei martiri cristiani sono state inserite in un vano ricavato nella colonna centrale che sorregge l’altare.
La mensa dell’altare ha una pietra corrispondente nel pavimento, che sostiene le colonne; simbolicamente è la pietra del sepolcro della resurrezione. Le colonne che reggono l’altare sono sette. Il numero sette è legato alla cultura ebraica, è il numero che comprende il tre e il quattro, che indicano la perfezione assoluta e la durata nel tempo. Così il numero sette indica la pienezza.
Queste sette colonne sono ornate di vari elementi vegetali ed animali: la vite, il grano, i pesci, provenienti dalla tradizione biblica; ci sono riproduzioni dei codici medievali che dscrivono la celebrazione e riproducono libri liturgici; ci sono gli animali legati alla tradizione di San Cerbone (patrono della diocesi cui la cattedrale è dedicata) come l’oca, l’orso, la cerva; ci sono animali quali la tartaruga e il serpente che sono tratti dalla tradizione patristica che reinterpreta la tradizione pagana.
Questi due animali meritano un approfondimento per la loro originalità.
La tartaruga è animale ricco di una simbologia, in Cina ed in India, proprio per la sua corazza, carapace, era considerato incarnazione del “mondo”, la terra considetata piatta e la volta celeste. Il carapace, diviso in 24 parti, offriva elementi divinatori per capire l’andamento dei raccolti dell’anno. La tartaruga, rifugiandosi all’interno della sua corazza, descriveva la forza delle virtù domestiche. Deponendo un gran numero di uova significava la fecondità; vivendo a lungo indicava l’eternità: proprio per questo era venerata come un animale sacro e descritta come sostegno del mondo le cui fondamenta poggiavano sulla sua potente corazza.
Attingendo a queste antiche leggende e riti, Theimer l’ha collocata a sostegno delle colonne che sorreggono l’altare: il serpente tra le zampe della taratruga è una chiara allusione a tante credenze antiche d’immortalità dell’animale, che cambia pelle, che riproduce la parte perduta. Raffigurando questi due animali mitologici Theimer ha voluto non solo dire che il Sacrificio Eucaristico è l’espressione della nuova ed eterna alleanza, ma anche il superamento dei sacrifici antichi.
di Giovanni Santucci – Vescovo