A circa 10 km da Massa Marittima troviamo il Lago dell’Accesa, di grande interesse naturalistico-ambientale e storico-archeologico, tant’è che la sua atmosfera suggestiva ha fatto nascere numerose leggende. Di origine carsica, il lago è profondo circa 38mt e alimenta il fiume Bruna, che ne è unico estuario. Oltre ad essere balneabile, può offrire refrigerio nei mesi estivi anche grazie alla vegetazione tipica che lo circonda, costituita da canneti, giunchi, pioppi ed eucalipti, oltre che dalla tipica macchia mediterranea e si presta facilmente per svolgere gradevoli passeggiate lungo le rive e nei dintorni. Le acque cristalline sono popolate da una variegata fauna ittica, tra cui trote, lucci, carpe, e persici e non manca un’altrettanto ricca popolazione di uccelli acquatici.
L’area dell’Accesa è estremamente rilevante anche dal punto di vista archeologico. Nei pressi del Lago, in località Macchia del Monte, furono compiute numerose opere di scavo già dagli anni ’30, riprese poi negli anni ’80, che portarono alla luce numerosi resti di quattro villaggi etruschi datati dal IX e al VI secolo a.C. Gli edifici dei vari nuclei, di cui è possibile vedere solo le fondamenta, sono raccolti in gruppi sparsi all’interno di un’area piuttosto estesa. Data la posizione, si ipotizza che tali villaggi fossero legati all’estrazione mineraria soprattutto di rame proveniente dalle miniere di Fenice Capanne e Serrabottini. Si pensa inoltre che questi villaggi minerari fossero avamposti estrattivi che sottostavano al grande centro di Vetulonia, a cui fornivano materie prime. Oltre ai complessi destinati ad abitazione e all’attività estrattiva, sono state rinvenute però anche molte tombe di varie tipologie (a pozzetto, a fossa, a circolo e a camera).
Nonostante le violazioni subite nel corso dei secoli, i resti hanno fornito una testimonianza di notevole importanza e oggi è possibile ammirare i reperti al Museo Archeologico di Massa Marittima. L’area archeologica è aperta al pubblico e l’ingresso è gratuito.
La leggenda:
si racconta che un tempo il Lago dell’Accesa non esisteva e che fino al 26 Luglio del 1218 al suo posto si stendeva una larga pianura coltivata a grano. I contadini locali proprio quel giorno festeggiavano Sant’Anna, protettrice dei mietitori, dedicandolo al riposo e ai riti di devozione. Data l’annata prosperosa, però, alcuni di loro decisero di non santificare la festa, iniziando proprio quel giorno la mietitura. Verso mezzogiorno, il cielo si annuvolò improvvisamente e la terrà iniziò a tremare: un’enorme voragine si aprì nella piana, inghiottendo uomini e animali, e si scatenò il diluvio, mentre altissime lingue si fuoco si alzavano dal sottosuolo. Quando la tempesta cessò, al posto dei campi di grano si apriva un piccolo specchio di acqua verde cupo: il Lago dell’Accesa, che secondo la tradizione deve il suo nome proprio ai bagliori rossastri delle fiamme. Tutt’oggi, nel giorno di Sant’Anna, c’è chi sente provenire dalle profondità delle acque grida umane, lo scalpitio dei cavalli e i rintocchi delle campane del paese che fu sprofondato.
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Al Lago dell’Accesa sono ammessi cani, per è quali vige il divieto di balneazione dal 15 giugno al 15 settembre in ogni orario. Per i cani è obbligatorio l’uso del guinzaglio e della museruola se prevista dalle norme statali.