Il Balestro del Girifalco è un’antica tradizione massetana che si svolge due volte l’anno: la quarta domenica di maggio e il 14 Agosto.
Prendono parte alla gara 24 balestrieri, 8 per ciascuno dei Terzieri in cui è divisa Massa Marittima fin dai tempi della sua costituzione a Libero Comune.
La gara è preceduta da un austero ma vivo e policromo corteo, composto da oltre 150 persone che indossano fedeli riproduzioni di costumi medievali.
Il corteo sfila per le vie cittadine fino ad arrivare nella duecentesca Piazza della Cattedrale, stupenda cornice in cui si svolge la gara.
Dopo le evoluzioni dei bravissimi sbandieratori, che muovono le loro bandiere con eleganza e fantasia, ha inizio la gara vera e propria.
Le frecce vengono scagliate mediante la balestra antica all’italiana, riproduzione di quelle usate nel ‘400.
Il balestriere, dopo aver caricato la propria arma, prende posto sul banco di tiro e scaglia la propria freccia verso il bersaglio, detto “corniolo” o “tasso”, posto alla distanza di 36 m. Il corniolo, posto al centro del grande Girifalco, è un legno di forma troncoconica di ca 13 cm di diametro e sporgente per 42 cm da una base circolare anch’essa in legno del diametro di 50 cm.
Il balestriere vincitore, la cui freccia si sarà conficcata più vicina al centro del corniolo riceverà in premio una simbolica freccia d’oro, mentre al suo terziere verrà assegnato il “drappellone” in seta dipinta. Inoltre, da Agosto 2015, è stato istituito un premio speciale denominato “Collare Avis Comunale Massa Marittima”, premio che sarà vinto dal Terziere più volte vittorioso nel decennio fino al 2025.
La balestra è composta da un fusto in legno detto terniere al quale è fissato l’arco d’acciaio. La corda è di fibra naturale. Il caricamento dell’arma si effettua con il “girello”. La corda tesa si arresta su un cilindro rotante comandato dalla leva di scatto.
La tradizione dell’uso della balestra in Massa Marittima è ampiamente documentata. Il Costitutum Civitatis Massae, già al principio del XIV secolo parla del Magister Balistrarum (Maestro delle Balestre) e soprattutto del Camerario, custode delle balestre e delle altre armi della città. Oltre ad una pergamena del 2 Agosto 1497, un’altra testimonianza è costituita dalla delibera del Consiglio Maggiore del 1476.
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Per assistere all’evento è necessario munirsi di biglietti.
I biglietti della Tribuna saranno acquistabili presso l’Ufficio Turistico
Per ulteriori informazioni rivolgersi all’ufficio turistico negli orari di apertura pubblicati nel sito. Tel. 0566906554
Alcuni cenni sui 3 Terzieri:
Terziere di Cittanuova: colori bianco rosso listato di verde, sede ex Chiesa di San Pietro all’Orto. Il territorio del Terziere si estende lungo il Corso Armando Diaz e le sue numerose traverse. Nella seconda metà del XII secolo il fiorire della prima comunità massetana fu intenso e vasto il richiamo per quanti aspiravano al lavoro nella miniera, nella fusione dei metalli e nell’arte muraria. Dalle pendici di Monteregio le case andarono così espandendosi al piano adiacente al Castello, divenuto sede vescovile. Il Vescovo Conte fece edificare le poderose mura e costruì la Chiesa di San Pietro all’Orto, gli edifici aumentarono e si abbellirono. Il terziere di Cittanuova sorse in un assetto urbanistico razionale e rettilineo e sulla sommità del colle fu costruita la Torre del Candeliere, simbolo del nascente Libero Comune. Gli uomini del Terziere difesero fino all’ultimo sangue le autonomie comunali, come fa fede il loro motto “Sangius Eius Libertatis Presidium”. Cittanuova può designarsi come il terziere dei minatori: la conferma nella chiesa di San Agostino, dove è presente la Cappella di Santa Lucia, patrona degli argentieri. Le abitazioni, quasi tutte a schiera e con fondo a piano terra, sono caratterizzate da finestre semplici, da porte di ingresso piccole e dalla quasi totale assenza di elementi di decoro esterni. Fra le famiglie di più alto rango si annoverano i Longanelli, gli Scolari, i Manganelli e i Beccucci.
Terziere di Borgo: colori giallo blu listato di rosso, sede ex Chiesa di San Rocco. Il territorio del Terziere si snoda attraverso via San Francesco, Via Norma Parenti e tra i vicoli che conducono verso il corso e le mura. In epoca medievale rappresentava l’unica arteria di collegamento verso Siena. Il nome “Borgo” ne indica l’origine: furono infatti i villici della plebe contadina che, tra la fine del X secolo e l’inizio dell’ XI, trovarono dimora ai piedi del Monteregio e col tempo, pur mantenendo il lavoro nei campi, spostarono la loro attività verso le arti e i mestieri: si aprirono botteghe di artigiani e le antiche casupole si trasformarono in case e palazzi con torri di cui, ancora oggi, rimangono significative testimonianze. Come esprime il suo motto “Virtute Ignea Certabimus”, Borgo difese con ardente valore le sorti della città quando questa si ribellò a Siena per recuperare la perduta libertà, fu l’ultimo ad arrendersi, tanto da essere dato a ferro e fuoco dai Senesi. Nel Terziere di Borgo ebbe dimora la nobile famiglia dei Bandini, dalla quale discese Sallustio, ispiratore del risanamento e della bonifica della Maremma.
Terziere di Cittavecchia: colori bianco nero listato di giallo, sede Vicolo Albizzeschi. Il territorio del Terziere è costituito da Piazza Garibaldi, via della Libertà, Piazza Cavour, Via Albizzeschi e le vie adiacenti. Fu il primo nucleo massetano che, insieme a Borgo, si formò ai piedi del castello di Monteregio, dimora dei signori del feudo e successivamente del Vescovo. Quando tra il X e l’XI secolo fu costruita la Chiesa di san Cerbone, divenuta attraverso i successivi ampliamenti l’odierna Cattedrale, attorno ad essa sorsero e si moltiplicarono le case di coloro che salivano dalle campagne attratti dal lavoro nelle miniere di argento e di rame. Di fronte al dominio del feudo, fra questi nuovi cittadini germogliò il fermento della libertà e nacque coscienza di popolo. Il Terziere fino da allora ebbe l’appellativo di Cittavecchia, quale genitrice e pernio vitale di Massa marittima. Durante il tempo glorioso della Repubblica furono edificati i palazzi del Comune, del Podestà e del Giudice Assessore, nei quali si assumevano le supreme decisioni e si amministrava la giustizia, tanto che, forse per la prima volta nella storia dell’urbanistica occidentale, troviamo riuniti nella stessa piazza tutti gli edifici necessari alla vita pubblica di una città. Appartennero a questo terziere famiglie illustri, quali i Biserno della Gherardesca, i Segalari, i Pannocchieschi, i Butini, i Neri, i Todini e gli Avveduti, della cui stirpe Nuta Nera Avveduti, madre di San Bernardino.